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L’ARGENTINA íˆ TRA LE METE DOVE AVREBBE INVESTITO IL LEADER DELLA LEGA NORD

Articolo originale de “El Mundo” tradotto da “L’Italia dall’estero” scritto da Elena Llorente.

Versione originale: http://www.pagina12.com.ar/diario/elmundo/4-191750-2012-04-13.html

In un’intercettazione telefonica, un imprenditore e un consulente commentano l’acquisto di case a nome della moglie del leader della Lega Nord, Umberto Bossi. Saltano fuori anche rapporti con la ‘ndrangheta.

A quanto pare alcuni milioni di euro che amministrava l’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito ora indagato per corruzione, dovevano finire in Argentina. Lo dimostrerebbero alcune intercettazioni telefoniche realizzate dalla direzione antimafia di Reggio Calabria che ha svolto parte delle indagini su questo partito, alleato di Silvio Berlusconi, crollato da qualche giorno quando sono venuti allo scoperto alcuni affari oscuri, compresa una presunta connessione con la mafia calabrese, la ‘ndrangheta. Loro, che si sono sempre presentati come gli “onesti” d’Italia, stanno colando a picco nel gradimento degli elettori.

In un’intercettazione telefonica l’imprenditore Stefano Bonet e il consulente finanziario Paolo Scala, entrambi in ottimi rapporti con Belsito, commentano l’acquisto di case a nome della moglie del leader del partito, Umberto Bossi, e la destinazione finale (Argentina) di certi soldi portati all’estero. Ma fino ad ora non ci sono molti altri particolari e si ha l’impressione che questo denaro, che nell’intercettazione telefonica si attribuisce indirettamente ad un ipotetico investimento in relazione con l’impresa genovese Malacalza (industria metallurgica, ma anche azionista di Ansaldo Energia e di Pirelli, oltre che in buoni rapporti con alti prelati del Vaticano), non sia mai arrivato a destinazione.

Il “caso Argentina” non è che uno dei molteplici tasselli di questo rompicapo che sta tormentando la Lega Nord, anche se alcuni dei suoi dirigenti, come l’ex ministro degli Interni, Roberto Maroni, fanno di tutto per salvarla. Si parla anche di denaro investito in diamanti in Tanzania, di altri capitali spostati a Cipro e di acquisto di dollari australiani, corone norvegesi e oro.

Umberto Bossi, che la settimana scorsa si è visto obbligato a rinunciare alla segreteria del partito poiché la sua famiglia era coinvolta, l’altro giorno ha invocato il perdono in lacrime ai suoi compagni di partito, molti dei quali continuano a credere che sia stato fatto tutto alle sue spalle. Si tratta di investimenti realizzati in parte con i soldi che lo Stato attribuisce ai partiti politici come rimborso per le spese elettorali e in parte, secondo alcune fonti, anche con denaro di dubbia o ignota provenienza. E in ciò si sospetta lo zampino della ‘ndrangheta.

Ad ogni modo, ogni giorno saltano fuori nuove cose. Non solo il figlio di Bossi, Renzo, è stato obbligato a rinunciare alla carica di consigliere comunale perché, tra le altre cose, con il bancomat della Lega faceva prelevare i soldi al suo autista come se il denaro fosse suo (oltre a farsi pagare un macchinone e altre spese che non gli spettavano), ma anche la moglie di Bossi, Manuela Marrone, risulta proprietaria di undici immobili. Altro personaggio della storia è la senatrice Rosy Mauro, una dei vicepresidenti del Senato, accusata di essersi fatta pagare, tra le altre cose, un titolo universitario che non ha mai conseguito. Ma la senatrice rifiuta di dimettersi sostenendo di essere innocente. Il Consiglio Federale della Lega Nord, riunitosi giovedì pomeriggio, ha deciso di espellerla dal partito, così come Belsito, mentre non ha preso nessuna misura nei confronti di Renzo Bossi.

È difficile credere, dice l’opposizione, che Bossi non sapesse nulla di queste operazioni. Secondo Belsito, lui e l’ex ministro dell’Economia di Berlusconi, Giulio Tremonti – fedele seguace di Bossi – diedero la loro approvazione agli investimenti all’estero, dopo che Tremonti aveva detto che l’euro stava per fallire e, per questo, sarebbe stato meglio “diversificare”.

Per salvare la situazione, Roberto Maroni e altri dirigenti della Lega Nord si sono presentati mercoledì alla magistratura di Milano per parlare con i tre giudici che si occupano del caso e hanno offerto loro piena collaborazione, promettendo di consegnare tutta la documentazione necessaria.

Ma c’è chi, come il deputato dell’Italia dei Valori Francesco Barbato, della Comissione Finanza della Camera, si chiede come sia possibile che chi era ministro degli Interni non si fosse reso conto che il tesoriere Belsito aveva rapporti con la ‘ndrangheta. Perché Maroni afferra la scopa e va dalla magistratura solo adesso e non l’ha fatto quando il Ministero aveva a disposizione un punto di osservazione unico per portare alla luce tutte queste cose?

Dato che si tratta del secondo scandalo di corruzione di un partito italiano in poco più di un mese, il Parlamento ha deciso che d’ora in avanti i partiti avranno l’obbligo di pubblicare i loro bilanci su internet.

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