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AL VOLGERE DELLA SOCIETÀ DELL’INFELICITÀ

Jiddu Chrisnamurti
Jiddu Krishnamurti

La nostra è la Società dell’infelicità.

Noi cresciamo all’interno di tale struttura sociale e prendiamo inevitabilmente la sua forma, divenendo a nostra volta generatori di esseri infelici, chiudendo il cerchio di conservazione dello status, cristallizzandolo.
All’interno di tale condizione perdiamo di vista ogni possibile elemento estraneo o antitetico alla struttura stessa con la conseguenza di comprimere l’idea di noi stesi entro i limiti imposti dal sistema. In parole povere non siamo più in grado di immaginare alternative possibili al modello esistenziale costituito e predefinito, divenendo di fatto incapaci anche solo di immaginare possibili percorsi di rinascita individuale.
La creatività all’interno di siffatta costruzione sarà di tipo autolimitante. Essa potrà operare entro e non oltre i limiti immaginifici della struttura stessa, ergo, non posso nemmeno per un instante immaginare una qualsiasi condizione che non rientri o non sia prevista dalle logiche del sistema.

Facciamo un esempio: all’interno della società capitalistica, non posso immaginare l’esistenza di una società che non poggi la sua esistenza sul principio “di mercato” e ciò non in quanto mi venga vietato dal sistema ma in quanto limite auto-imposto: io non posso immaginare una società ove le interazioni tra le persone siano fondate unicamente su un idea mutualistica di scambio in quanto il solo immaginarlo provocherebbe dentro di me un grande senso di disorientamento con la conseguenza di destabilizzarmi emotivamente. Questo motivo sarà più che sufficiente ad auto-proibirmi anche il solo esercizio speculativo.

Ma da dove arriva la “società dell’infelicità“?

Arriva anzitutto dalla nostra Natura che a sua volta discende dalla Natura del pianeta.
Ma questo cosa significa? Che forse la Natura da noi venerata porta inevitabilmente a generare esseri infelici e disperati?
No, significa che entro la Natura partecipano forze tra di loro in contrasto e che questo contrasto è funzionale al suo stesso equilibrio ossia al mantenimento in vita del Sistema, inteso da noi come “Cosmo”.

All’interno di queste forze opera l’Uomo che grazie alla sua unica (rispetto agli altri viventi) capacità cognitiva arriva a sviluppare delle scelte. Queste scelte possono attingere da entrambe queste forze e dove sarà unicamente la spinta intellettuale ad operare, questa opererà inevitabilmente verso l’azione meno dispendiosa in termini energetici. E l’azione meno dispendiosa in termini energetici non potrà che essere quella distruttiva (distruggere è più semplice di costruire).

Ecco che l’Uomo che farà maggiore uso del suo intelletto a discapito del suo cuore (sentimento, passione, spirito, etc), arriverà ad operare scelte che inevitabilmente porteranno sé stesso ad una sempre maggiore economia delle sue forze a discapito delle altrui, arrivando a creare quei presupposti affinché altri individui si occupino di sopperire al suo stesso deficit energetico, caricando il più possibile altri individui di questa differenza, di questo difetto.

Questo meccanismo diventa virale sempre per una semplice condizione fisiologica e si propaga all’interno del medesimo modello sociale fino a diventare l’unico meccanismo vitale predominante.
All’interno di questa dimensione non è più possibile fare leva sui sentimenti o sul “buon cuore” delle persone in quanto semplicemente “energeticamente sconvenienti” (antiproduttivi?). E così perde di significato ben presto anche il concetto di Amore, relegato a condizione utopistica e retorica.

Siamo ora in una condizione dove opera il puro intelletto, dove il sentimento è relegato (eventualmente) all’interno delle quattro mura e da li non deve uscire, pena la destabilizzazione cognitiva del soggetto.

All’interno di questa dimensione che potremmo definire “onirica” o “irreale” l’essere umano si muove nel disperato tentativo (inconscio) di provare piacere.
Questo piacere esso lo identifica come “felicita” ma nella realtà (fisiologica) si tratta di una serie di sostanze chimiche prodotte dal cervello, nel lobo anteriore dell’ipofisi, di endorfine per la precisione.

Ecco dunque la necessità (fisiologica e vitale al sistema) di mettere in atto atteggiamenti e pratiche ossessive-compulsive dirette al possesso di beni o servizi, ossia a qualcosa di esterno a noi, da noi riconosciuto come elemento salvifico e contenitore di gioia.
Il bene materiale in questo caso rappresenta l’unico elemento in grado di ripristinare (anche se solo per qualche istante) un vago stato di appagamento e nel contempo conferma della bontà del nostro agire (e pensare).

Esempio: acquisto un nuovo telefono, un nuovo videogioco, una nuova auto, una nuova casa, genero endorfine e queste endorfine ne richiamano altre ed entro in brevissimo tempo in un meccanismo perverso dal quale diventa molto difficile uscire, assimilabile per dinamiche ad una dipendenza da eroina.
Questi meccanismi sono oggi ben noti in ambito di ricerca neurale e vengono sfruttati sapientemente dai mercati.
In ambito informatico, specialmente nell’industria della “smart-tecnology”, questi meccanismi vengono esasperati, si studiano interfacce e modalità interattive atte a provocare rilasci endorfinici controllati in modo da regolare la modalità di interazione del soggetto con il mezzo ipertecnologico. In sostanza ne più ne meno che controllare (e prevedere) il comportamento dell’individuo.

Ma premesso tutto ciò, è ancora possibile all’interno di una struttura così condizionante e vincolante superare il muro che ci divide dalla “vera felicita”? E soprattutto cos’è la “vera felicita”? Iniziamo a definirne i contorni.

Una condizione di felicità reale non è passeggera, non è momentanea, non va e viene, non dobbiamo fare nulla per richiamarla o trattenerla.
È uno stato. Una sorta di stato d’estasi, di meraviglia continua, di totale e incondizionata ammirazione e venerazione del Tutto.
Come si giunge a tale stato è la domanda essenziale. Ecco un “semplice” percorso ad esclusione”:

1. Questo stato non è fuori di noi.
2. Questo stato non si può acquistare con il denaro
3. Questo stato non dipende dagli altri
4. Questo stato non ha un luogo e non ha un tempo, non è qua o la e non è veloce ne lento
5. Questo stato non prevede il giudizio altrui o proprio
6. Questo stato non contempla la paura ma vive nella Fiducia della Natura
7. Questo stato non è precario e genera al contrario equilibrio nella persona

Da quanto sopra comprendiamo che si tratta di condizione intima, interna, interiore, ossia di uno stato legato unicamente alla nostra intimità e non dipendente da ciò che si trova “al di fuori” di noi. È molto difficile parlare di stato interiore in una società che dell’estetica ha fatto il suo motore trainante. Ed è, altresì oltremodo difficile comprendere e accettare tale idea per chi è uso considerare la propria condizione e quella circostante principalmente (se non unicamente) in termini estetici e superficiali.

la strada che porta alla felicità passa attraverso un unica strada: l’Amore.
Ma che cos’è l’Amore?

Il significato del termine Amore non si può comprendere intellettualmente se non ne scomponiamo prima le sue più intime parti.
Possiamo considerare questo termine, al pari di pochi altri, come una sorta di meta-significante o meta-concetto.
Ossia un termine che rappresenta un significato così alto da non poter essere compreso dalla mente razionale se non prima scomposto nelle sue parti costitutive:

1. Compassione
2. Tenerezza
3. Fiducia
4. Accettazione
5. Condivisione
6. Generosità
7. Umiltà

Noi ora possiamo comprendere anche attraverso l’uso della ragione, cosa sia l’Amore.
Questi sette elementi se fatti intimamente propri conducono l’Uomo verso la felicità, duratura e indipendente da fattori esterni. La felicità non si presenta sotto forma di picco emozionale, bensì come flusso costante e profondo di un sentimento che potremmo vagamente percepire come forma di “quieta gioia”.

In meccanica quantistica, il Principio di indeterminazione di Heisenberg, stabilisce che siamo noi a determinare il comportamento dei quanti e perciò, anche della materia circostante, degli eventi in ultima analisi. Ecco che diventa fondamentale guardare nella giusta direzione!

Vi state preoccupando di come pagare l’affitto, le rate dell’auto, il “companatico”? State già guardando nella direzione sbagliata. Fate quello che potete e fatelo con Amore, preoccuparvi non cambierà in meglio il vostro percorso di vita, che al contrario verrà ulteriormente compromesso guardando nella direzione sbagliata!

Voi (noi) dovete sostanzialmente fare un atto di fede, dovete fidarvi della Natura. Natura che oggi è solo elemento di sfruttamento e nei confronti della quale noi abbiamo deciso di porci in totale antitesi.

Del resto, non vi siete forse fidati del politico di turno, del partito che lo rappresentava, della chiesa e dei suoi missionari, del PIL e della sua capacità taumaturgica, del vostro medico che oggi vi suggerisce di vaccinarvi “contro” il COVID,  della pubblicità e delle campagne elettorali, dei prodotti della Barilla e del Mulino Bianco, del giornalista di turno, della moda che educava a vestirci e della scuola che ci insegnava a comportarci da bravi e competenti cittadini? Delle istituzioni in generale?!?

Oggi che tutto è precipitato, cosa vi costa fidarvi della Natura? Cosa vi costa fidarvi di questo pianeta e del suo sistema solare? Della galassia in cui sfrecciamo tutti noi a velocità inimmaginabili e delle sue Regole poste a tutela del mantenimento della Vita nel Sistema stesso?

Smettetela di porre la vostra fiducia nelle mani sbagliate!! Fidatevi unicamente di voi e della Natura che è dentro di voi! Uscite dalla gabbia in cui vi siete rinchiusi e apritevi alla vita reale, quella che non ha nulla a che fare con i centri commerciali, con le play station, con Google, Facebook e i social network in generale, con l’ansia e la depressione e ogni idea performativa delle relazioni.

Ponete il vostro sguardo oltre ogni muro, oltre ogni limite, oltre ogni orizzonte. La cosa incredibile e che nessuno vi dice è che, non solo potete farlo, ma farlo migliorerà ogni aspetto della vostra vita!

La condizione esistenziale dell’individuo, che anche solo si ponga all’inizio di tale percorso, si spalancherà in brevissimo tempo e tutto inizierà a prendere un’altra forma, da soli vi renderete presto conto che le cose nella vostra vita stanno cambiando e che “autonomamente” gli eventi prendono posizione (in realtà come abbiamo visto appena sopra siete sempre voi a determinarne la direzione e dunque l’esito) e la migliore posizione possibile. Questo perchè state seguendo la Corrente, anziché contrastarla, state infatti assecondando un vero e proprio fiume di energia che vi faciliterà ogni passo, creando incastri e coincidenze favorevoli, vi aprirà la coscienza e mostrerà la profondità di e in ogni cosa…

Questa profondità noi la possiamo chiamare Dio, Buddha, Infinito, Universo, Cosmo, Natura, etc, etc..

Un giorno porterà il vostro nome.

2 commenti

  1. Grazie Davide per l’esplorazione su Felicità e Amore. Porto un mio contributo. Credo che quello che possiamo fare come singoli è cercare di fare esperienza interiore di questi aspetti che abbiamo definitio intellettualmente come sentimenti ed emozioni, in modo tale da trascemderli tendendo all’Uno o Tutto o Fondamento o Energia o Dio o ecc ecc
    Ti lascio alcuni spunti sottoforma di parole che mi hanno aiutato.
    Esperienza: passare attraverso il corpo per Conoscere ad un livello non mentale (esperire). A mio avviso fondamentale per entrare in contatto con il nostro Sè trans personale.
    Amore: dal latino a-mors, senza morte. Ciò che permane e che Battiato probabilmente definirebbe Oceano di silenzio.
    https://tube.incognet.io/watch?v=tfqwo73wjVU
    Il contrario di Amore non è odio ma è Paura. La Paura più profonda di morire. La madre di tutte le paure. Quella paura che trova origine nella separazione tra il Sè personale e il Sè trans personale. È in questa separazione che nasce la sofferenza che porta all’infelicità.
    Un esercizio mentale che mi aiuta a tendere verso la non separazione è quello di sostituire nelle frasi che scrivio, dico e penso, le parole Devo/devi/dobbiamo, con le parole Posso/puoi/possiamo. Il Potere al posto del Dovere mi aiuta ad essere responsabile di ciò che penso, dico e faccio.
    Responsabile: abile nel dare risposte.

  2. “Cosa vuoi che ti dica, trovo che ogni impianto ideologico teso all’accettazione del cosiddetto homo oeconomicus, del capitalismo e del dominio del denaro sia sollecitato dal sistema stesso, il capitalismo, per naturalizzarsi, come dice Diego Fusaro, e arrivare al punto in cui non si debba neppure più menzionarlo, perché ciò significherebbe riconoscere nel capitalismo un sistema artificiale estraneo all’uomo, quando invece dobbiamo percepirlo come connaturato e dunque inestinguibile.

    E infatti, come tu stesso insisti ad affermare, tutto corrisponderebbe proprio alla natura dell’uomo e del pianeta. Non sarebbe il sistema a dover essere cambiato, ma l’uomo (forse per il fatto che tra i due è il più debole?), in un processo individuale e solipsistico che, guarda caso, non disturba il sistema stesso, contribuendo a tenere in vita la frammentazione degli uomini in “atomi consumistici”.

    “La rinuncia a cambiare il mondo, sostituita dall’imperativo di trasformare se stessi” (D. Fusaro). Acthung!!

    E chi mi dice che lo stesso Krishnamurti, un filosofo dei giorni nostri tutto sommato (anni “70-“80), non sia esente dall’essere eterodiretto in questo senso. Addirittura tenta di scomporre l’amore in tanti parziali concetti da assemblare, un know-how, un vademecum. Persino l’amore, in linea col tecnicismo attuale, è ridotto a un processo che possiamo accreditare solo con metodo “scientifico”.

    Credo che le filosofie orientali proliferino anche perché sono benviste dal potere: la mitezza, l’amore, il fatalismo che permea il pensiero orientale, e indiano in particolare, è assolutamente funzionale all’accettazione del dominio. Infatti “Il capitalismo si è imposto, a livello ideologico, come unica realtà possibile”. Per un altro verso la tua tesi giunge alla stessa conclusione, perfettamente allineata.

    Insomma, la negazione dell’ideale, dell’utopia e del suo potere rivoluzionario”

    P.S. Qualche anno fa ho letto “ L’eterna ricerca dell’uomo” di Yoganada, che ha operato in tempi meno sospetti (morto negli anni ’50). Mi sbaglierò, ma pur entrato nelle grazie dei potenti americani, in questo libro non ho ravvisato risvolti negativi, ma solo spiritualità e saggezza, comunque utile per una crescita personale e punto.

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