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2016 BREXIT

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BREXIT

 

[…]
Mamma mamma! Ma perché mio fratello si è chiuso in bagno da due ore e non esce? Cosa fa? Sta male?
La mamma: “perché si! E adesso basta che ho da fare!”

[…]
“Professoressa, ma Pasolini era omosessuale o bisessuale?”
La professoressa: “Francesco! Non fare domande stupide! Dai andiamo avanti!”

[…]
…in coda agli uffici postali:
“Scusi, sono anziano e vorrei potermi sedere in attesa che arrivi il mio turno. Però non vorrei perdere il mio posto! Perché non attrezzate l’ufficio con un distributore di biglietti?”
Dagli operatori nessuna risposta, dagli utenti uno sguardo misto a rimprovero e timore si leva nei confronti del povero pensionato.

Il bambino, l’alunno, il pensionato, infatti, tutti fanno domande formalmente corrette all’interlocutore. Si tratta di domande semplici, che prevedono risposte semplici, ma che contengono e prevedono contenuti critici per l’interlocutore.

Ora, analizziamo la prima delle situazioni. In un contesto ideale la madre come avrebbe dovuto rispondere al figlio?

“Non preoccuparti “Giorgetto”, tuo fratello si sta semplicemente masturbando, e ci vuole il tempo che ci vuole!”. Stai tranquillo, va tutto bene!

Ma nel caso precedente, sopra descritto, quale dovrebbe essere il comportamento “sano” del figlio? E che atteggiamento dovrebbe mostrare nei confronti della madre?

…mamma “Perché si”?? Cosa significa? La mamma: Perché sì e basta! Non fare domande di questo genere! Non capiresti! Il figlio: Domande di questo genere in che senso? Qual è il genere di domande che posso farti? La madre: quel genere di domande che non mi mettono in imbarazzo. Il figlio: in imbarazzo? Perché in imbarazzo? Cosa significa?! La madre: Significa che mi imbarazzano queste tue domande! Il figlio: Ma mamma perché ti vergogni a rispondere a queste domande? la madre: Perché sono domande troppo intime e personali! Il figlio: ma cosa significa personali e intime? La madre: significa domande che riguardano la sfera privata di una persona. Il figlio: ma mamma io ti ho chiesto di mio fratello, e non di un estraneo! A me scappa mamma! La madre: Ma insomma Giorgetto cosa vuoi sapere??!! Il figlio: cosa sta facendo e perché ci mette tutto quel tempo?? La madre: si sta facendo una sega! Hai capito?! Adesso sei contento?! Eccetera eccetera…

Ecco come abbiamo visto, sono sostanzialmente due i diversi approcci alle medesima domanda. A seconda che il ragazzino si trovi di fronte ad una madre collaborativa e in questo caso libera da pregiudizi o tabù, la stessa domanda porterebbe con sé una risposta semplice e comprensibile: si sta masturbando. Poi, ok, possiamo andare avanti, possiamo pretendere di capire ancora di più: cosa significa? O, perché si sta masturbando? E così via…
Nel caso invece ci trovassimo di fronte ad una madre poco collaborativa e magari, nel caso specifico, anche turbata psicologicamente dalla nostra domanda, si aprirebbero due strade possibili. La prima quella di accettare incondizionatamente la risposta più semplice ma anche totalmente priva di ogni significato. La seconda investigare, ossia comportarsi proprio come un bambino piccolo abitualmente fa con il genitore: non smettere mai di farsi e fare quella stupida domanda a ripetizione:

“Sì, ma perché??”

Poi succede che diventiamo “grandi”. E smettiamo di fare stupide domande…

Ecco alla base della gran parte dei nostri problemi esiste proprio questa nostra incapacità di investigare o di voler approfondire le questioni sul piano personale oltre che sociale. Del resto siamo educati prima dalla nostre famiglie poi in ambito educativo e infine dalla società a non fare troppe domande e soprattutto a non farne di scomode o troppo impegnative per l’interlocutore. Solo che così facendo impediamo costantemente a noi stessi di capire le vere ragioni che inducono a una determinata situazione o circostanza. E questo è grave. A volte tragico.

Se infatti ci fermiamo un attimo a riflettere e osserviamo Il modo in cui questa società opera è facile rendersi conto che tutto rimane in superficie e che questo ci piace.
Siamo innanzitutto Individui che hanno smesso di mostrarsi per ciò che sono e che preferiscono farlo per ciò che il nostro ruolo sociale rappresenta. Ciò non sarebbe possibile in un ambiente sociale naturalmente predisposto all’approfondimento, dove la curiosità (sana) venisse incoraggiata e non repressa.

Perché deve esistere un segreto? E soprattutto perché devo accettarne l’idea di normalità?

[…]
BREXIT

Ora a casa, di fronte alla TV. Conduttori e politici si alternano nei vari talk show. I ritmi televisivi sono rapidi, il conduttore fa una domanda e la risposta, veloce, inevitabilmente non può che rimanere in superficie.

“Onorevole” perché la Gran Bretagna ha deciso di uscire dall’Europa?

“Mah, vede… la risposta è molto semplice. Perché L’Europa anziché rivolgere ogni suo sforzo alla formazione di un unità sociale ha pensato e si è occupata solo ed esclusivamente dell’unità economica e finanziaria. trascurando il suo popolo.”

Corretta la risposta dell’onorevole. Formalmente ineccepibile.
Ma é a questo punto che dovrebbe intervenire il moccioso che continua a fare la stessa domanda:

“Sì, ma perché??”

Ma perché i vertici Europei si sono preoccupati unicamente di curare questa sua natura finanziaria?

E ancora: ma perché l’Europa ha trascurato gli elementi fondanti In grado di assicurare un corretto e armonioso sviluppo sociale all’interno dello Stato Europeo?

E ancora: ma cosa significa aspetto finanziario, ma cosa significa finanza, ma cosa significa economia?

L’operaio che si alza alle 6:00 della mattina per andare a lavoro si dovrebbe preoccupare dei mercati finanziari?

Ed eventualmente perché dovrebbe preoccuparsene??

Se i titoli di Stato vanno giù, quali sono le conseguenze per lui e la sua famiglia? Non gli pagano lo stipendio? Perde la pensione? Ed eventualmente perché?

Come siamo finiti in un sistema dove per chi lavora 8 ore al giorno, in fabbrica, in negozio o nei campi sia determinante l’andamento dei mercati!? Ma soprattutto come abbiamo potuto accettare tutto ciò?!

E ora, alla fine di tutto questo blaterare cosa rimane, qual è il senso di quanto sopra?

Il senso potrebbe essere:

Se non ti fai domande é certo che non otterrai risposte.
Se ti fai delle domande é certo che potrai non ottenere risposte.
Se non ti stanchi di fare domande stai sicuro che certamente arriverai a delle risposte.

Questa società é una madre che da tempo si dimostra incapace di spiegare i perché al proprio figlio.
Oggi, la madre non vuole dare spiegazioni al figlio, perché ha qualcosa da nascondere e se ne vergogna.
E il figlio come conseguenza è diventato cronicamente incapace di porre e di porsi domande.

E infine, di un ultima cosa possiamo essere certi:

una società che produce esseri umani infelici, non ha speranza di durare.

Ma arrivati a questo punto facciamoci pure ancora la stessa domanda:

“ma perché?”

e ancora:

“…ma perché l’Uomo moderno, da che noi lo conosciamo, non é mai stato in grado di produrre società armoniose fatte di Uomini Felici?”

“dobbiamo forse giungere alla conclusione che forse l’infelicità sia funzionale a questo modello sociale? Ne é forse il motore?”

Ed é a questo punto che noi, Liberi Pensatori, possiamo enunciare la prima “Regola Aurea della Termodinamica Umana”:

“LA FELICITA DELL’UOMO NON É NELLE COSE”

 

2 commenti

  1. Molto interessante e spiegato in modo comprensibile, anche per chi come me è poco avvezzo alla politica
    Rende bene l’idea.

  2. Bella esposizione di una condizione umana popolare e belle domande finali per le quali risposte ci si potrebbe sbizzarrire con numerose ipotesi, azzardate, fantasiose, invadenti, assurde e prepotenti, ma forse tutte eccesivamente realistiche tanto quanto lo è lo stesso azzardato, fantasioso, invadente, assurdo e prepotente genere umano.
    Complimenti libero pensatore!

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